IL GRANDE BUGIARDO
Qui di seguito trovate le parti a mio dire più rappresentative del libro di G. Wallraff, tratti dalla prefazione di E.Collotti.
G.Wallraff, affonda il bisturi in una della piaghe più purulente che la società tedesco-occidentale ha prodotto nel corso della sua esistenza,un vero focolaio di avvelenamento, e di diffusione di questo avvelenamento , dell'opinione pubblica
In un paese in cui il pubblico dei lettori ha nella sua grande maggioranza delegato la formazione di un'opinione alla “Bild-Zeitung” e al monopolio Springer,interpreti dei valori tradizionali più triti e di esigenze di ordine e sicurezza che prima ancora che nella sfera pubblica vanno alimentate nella vita dei privati cittadini, - - - - - - - - - - - - - - - - -
capire come nasce un giornale Springer e soprattutto attraverso quali meccanismi di sofisticazione si crea e si modella un 'opinione pubblica apparentemente spoliticizzata,in realtà politicizzata omogeneamente e unilateralmente in funzione di un bisogno di autorità che deve essere permanentemente alimentato dall'esistenza di un bersaglio o capro espiatorio che di volta in volta possono essere gli studenti , i lavoratori stranieri o i terroristi. - - - - - - - - - - - - -
il suo metodo di lavoro non è l'unico che si possa adottare per scrivere il reportage i limiti di questo metodo, perchè non è certo calandosi nella tuta dell'operaio o vestendo i panni di chi vive in un ospizio per senzatetto che egli acquista la condizione o l'ottica dell'operaio o del senzatetto, per cui il suo modo di vivere la condizione di questi sarà sempre parziale ed in un certo senso esterno. Ma sa anche che soltanto attraverso questa sorta di travestimento è possibile molte volte immedesimarsi in determinate situazioni , assumere quella somma di informazioni che consentano di ricostruire il quadro ambientale dal quale nascono lo sfruttamento e l'alienazione operaia o la violentazione dei derelitti o, il che è la stessa cosa,come il lavoro redazionale della “Bild-Zeitung” , la manipolazione dell'opinione pubblica come proiezione su uno schermo ingigantito di un processo di manipolazione che si sviluppa innanzitutto all'interno delle redazioni dell'impero Springer. - - - -
gli studi specialistici hanno richiamato l'attenzione sul peso di quella che Enzensberger ha chiamato “l'industria della coscienza”,ossia sull'importanza dei mezzi di comunicazione di massa nella Repubblica federale tedesca come caso estremo e più avanzato di società di capitalismo maturo, - - - - - - - - - - - - - - - - -
L'attenzione è stata naturalmente rivolta a quel processo di concentrazione delle testate e quindi di monopolio dell'informazione e della formazione dell'opinione pubblica che non trova equivalenti nella stessa dimensione altrove e che ha battuto anche il precedente - che costituì uno degli strumenti di influenza ideologica che favorirono il passaggio al nazismo di larghe masse della piccola e media borghesia.- - - - - - - - - - - -
Già allora il fenomeno si esprimeva,indipendentemente dai contenuti,in dimensioni quantitative abnormi; - - - - - - - - - - -
nessun editore di giornali e nessuna organizzazione dispone in eguale misura di strumenti di influenza centralizzata su grandi masse a partire da un unico punto: - - - - - - - - - -
E' chiaro che il modo di fare il giornale è già tuttuno con la sua ideologia, con il messaggio che intende diffondere. Ma esiste anche una pratica del monopolio che si traduce veramente in un diritto di vita edi morte nei confronti della generalità della stampa - - - - - - - - - - - -
mezzi di pressione dei quali poteva pur disporre nei confronti di altri editori:quale il rifiuto di accogliere pubblicità locale in determinati fogli.... o la rinuncia a diffondere determinate testate in aree determinate;ma soprattuttoil controllo degli stabilimenti tipografici di altri giornali mediante la distribuzione delle commesse di stampare fogli Springer con la conseguenza di rendere buona parte di questi stabilimenti economicamente dipendenti da Springer . - - - - - - - - - - -
Una seconda conseguenza del monopolio si traduce in vere e proprie forme di censura. -- “Pardon” voleva pubblicare un numero speciale anti-Springer, parecchie tipografie rifiutarono di eseguire l'incarico per timore di possibili pressioni.” - - - - - - - - - - - - - -
La diminuzione del numero di giornali indipendenti aumenta la dipendenza del giornalista - - - - -
l'uso dei mezzi di comunicazione di massa ha una funzione fondamentale nel processo di condizionamento e di omogeneizzazione dell'opinione pubblica ;in altri termini,nella creazione del consenso intorno a forme di democrazia sempre più esteriori e sempre più intrinsecamente autoritarie e illiberali. -- l'uso della stampa da parte del governo federale nella lotta contro il terrorismo ha fato segnare un salto di qualità nella fusione coatto tra volontà del potere politico e volontà politica dei governanti,vale a dire nella identificazione del cittadino reso suddito con il potere -- della delega da esse rimessa al potere costituito e per esso agli strumenti di creazione del consenso ivi compresi i mass media. - - - - - - - - - - - - - -
Nel sessantotto la rivolta contro Springer non nacque soltanto dal monopolio di per se della stampa che veniva in esso individuato ; l'oggetto della denuncia era specificatamente la manipolazionedelle masse, la falsificazione sistematica delle notizie ma non senza una finalità politica precisa. - - - - -
Nel momento stesso in cui vuole rimuovere l'immagine che la società tedesca sia una società classista , la “Bild” propone una serie di altri modelli che sotto l'apparente neutralità forniscono l'esatta immagine della famiglia tipo o del suddito tipo strettamente funzionali a quell'ideologia - - -
analizzare la “Bild” significava aggredire “una potente istituzione destinata alla conservazione del sistema”: “Il capitalismo maturo abbisogna tra gli strumenti principali per la sua autoconservazione del postulato dell'ordine e della sicurezza . Esso pretende di dovere respingere il caos che minaccia di produrre esso stesso. - - - - - - - - - - -
E' espressa in tal modo la funzionalizzazione del giornale al sistema , all'ordinamento economico-sociale che si vuole conservare , alla prevalenza netta da attribuire ai valori privatistici rispetto a quelli pubblici - - - - - - - - - - -
Non esistono nel codice interpretativo della “Bild” movimenti e processi collettivi ,fenomeni che non siano riconducibili alla quotidianità dell'individuale,del personale. E' soltanto da questa frantumazione della realtà sociale in una miriade di solitudini individuali che può nascere il senso di impotenza del singolo e quindi la richiesta di una riappropriazione del sociale che avviene attraverso la mediazione della “Bild”: la manipolazione consiste nella grande speculazione sulla paura, sull'angoscia di vivere che attanaglia questa umanità frantumata, che non è in grado di cogliere le radici della propria solitudine e della propria alienazione e quindi neppure quelle della manipolazione che si opera ai suoi danni - - - - - - - - - - - - -
è su questa umanità fatta di uomini qualunque -- che la “Bild” può far crescere la sua ideologia di ordine e di sicurezza ,una ideologia tutta dalla parte dei padroni ,dalla parte dei fautori della stato e dell'uomo forte, un ideologia livellatrice che non concepisce i diversi se non nella misura in cui ne ha bisogno per rinsaldare e cementare per contrasto la coesione e l'omogeneità del suo modello di aggregato sociale intorno alla sua figura ideale di grande famiglia dominata da un forte paternalismo. - - - - - - - - - - -
Colpisce la violenza con la quale viene alla luce la constatazione che la condizione prima per operare il livellamento di massa dell'opinione pubblica è il livellamento stesso del personale redazionale. - - - - - - - - - -
L'uomo non riesce a svilupparsi come essere sociale , il sistema “Bild” lo appiattisce.”
I giornalisti - sono - i “rapitori del subconscio”,una sorta di spacciatori di droga , di creatori e produttori di cortine fumogene destinate a spargare illusioni - - - - - - -
una vera filosofia del giornalismo che .... non è evidentemente fine a se stessa: “Il lettore - non deve essere informato; per 35 centesimi si deve comprare emozioni, stimolanti,droghe compensative.” Non ultima delle illusioni - è la privatizzazione assoluta dell'esistenza,la riduzione di tutti i fenomeni all'episodio e al caso individuale astraendoli dal contesto della realtà sociale. - - - - - - - -
dopo aver distrutto l'immagine della socialità dei problemi , della dimensione collettiva dell'esistenza, - l'uomo è assolutamente disperato, è indifeso nella sua solitudine, perchè non vi è razionalità nella vita, - tutti sono vittime di disgrazie di cui nessuno è responsabile”. - - - - - -
Un destino non crudele sembra smitizzare lo stesso fatalismo su cui poggia la filosofia della vita della “Bild”,dei suoi padroni e anche dei suoi schiavi assuefatti essi stessi allla droga di cui devono farsi spacciatori. Una redazione della “Bild” può essere definita una fucina di falsità. - -
Le falsificazioni nascono alla “Bild” senza bisogno di parole, per così dire sistematicamente. Per assuefazione appunto.
“Il problema della satira non esiste - L'esagerazione intenzionale e la deformazione della realtà, - non possono più essere percepite dal lettore ,perchè tutta la realtà appare già deformata, capovolta e strvolta.” - - - - - - - - - - - - - -
avversari politici nei cui confronti al consueto disprezzo per ogni essere umano la stampa Springer aggiunge il linciaggio morale e non soltanto tale , trattando ogni avversario come potenziale terrorista o quanto meno come “simpatizzante” in atto. - - il nemico è da isolare, da respingere, da provocare per poterlo schiacciare o quanto meno distruggere moralmente. - - - - - - - - - -
“Al posto della stampa come istituzione sociale dell'informazione” - “subentra la latrina pubblica dell'animo popolare”. - - i sindacati non hanno senso: se la povera gente ha dei problemi , c'è la “Bild” che lotta per loro! A tutto il resto provvedono in modo irreprensibile gli imprenditori.”
Ma è prerogativa specifica della stampa Springer l'assenza dei temi politici, - tanto scandalismo, un po' di sesso come tranquillante, un pizzico di luccichio sulle miserie dei poveri e dei diseredati e per il resto lasciate fare a chi può e a chi ne sa di più. - - - - - - - - - - - - -
perchè si dovrebbe rattristare la gente con storie così poco allegre e così poco in linea con la visione accomodante della vita diffusa dalla “Bild”, non perchè i suoi redattori ci credano ma perchè è questa la sola condizione per fare un giornale che tenda veramente a rassicurare tutti, e in particolare il 'piccolo uomo' di falladiana memoria, che il mondo e la società esistenti sono pur sempre il mondo e la società migliori possibili.
Non una stampa per il cambiamento ma una stampa per la conservazione. Il prezzo da pagare per compiere questa operazioneè la disinformazione, perchè soltanto a costo di mistificare e di manipolare la realtà politica e sociale è possibile ottenere, se non il plauso e il consenso, quanto meno la rassegnazione di milioni di 'piccoli uomini'.
Milano, gennaio 1978 Enzo Collotti
COME LA STAMPA MANIPOLA L'INFORMAZIONE
UN CASO ESEMPLARE
La situazione politica della Repubblica federale tedesca pur dopo Mogadiscio,pur dopo Stammheim, non cessa di stupire per le sue contraddizioni e per i suoi paradossi.
Uno dei paradossi più sconcertanti degli ultimi mesi è certo il fatto che questo libro di G.Wallraff,che affonda il bisturi in una della piaghe più purulente che la società tedesco-occidentale ha prodotto nel corso della sua esistenza,un vero focolaio di avvelenamento, e di diffusione di questo avvelenamento , dell'opinione pubblica, sia diventato ben presto un bestseller.
In un paese in cui il pubblico dei lettori ha nella sua grande maggioranza delegato la formazione di un'opinione alla “Bild-Zeitung” e al monopolio Springer,interpreti dei valori tradizionali più triti e di esigenze di ordine e sicurezza che prima ancora che nella sfera pubblica vanno alimentate nella vita dei privati cittadini, si sono pur sempre vendute alcune centinaia di migliaia di copie di questo reportage; se non si vuole attribuire a questo fatto l'espressione di una semplice fortuna pubblicitaria, di un fatto di moda o di attualità nel senso più banale del termine, bisogna pensare che anche l'interesse per questo libro faccia parte del discorso secondo il quale nulla nella Repubblica federale tedesca dopo Mogadiscio e dopo Stammheim può essere semplicemente la continuazione di ciò che era prima.
Poiché è noto quale ruolo abbia giocato la stampa Springer , e la “Bild” in particolare , nella campagna antiterrorista e ancor più nella caccia ai “simpatizzanti”e nell'invocazione apertamente autoritaria , lo choc che ha colpito l'opinione tedesco-occidentale deve avere alimentato anche l'interesse a capire come nasce un giornale Springer e soprattutto attraverso quali meccanismi di sofisticazione si crea e si modella un 'opinione pubblica apparentemente spoliticizzata,in realtà politicizzata omogeneamente e unilateralmente in funzione di un bisogno di autorità che deve essere permanentemente alimentato dall'esistenza di un bersaglio o capro espiatorio che di volta in volta possono essere gli studenti , i lavoratori stranieri o i terroristi.
Crediamo che nel frantumarsi di certezze che deve aver colpito il lettore medio di giornali nella Repubblica federale stia dunque sostanzialmente il segreto della fortuna di questo libro e non già certo nel metodo e nello stile del lavoro giornalistico di G.Wallraff,sul quale sarebbe facile-come del resto è puntualmente avvenuto- fare dello scandalismo. Nato nei pressi di Colonia nel 1942, Wallraff rappresenta infatti un unicum nel panorama del pubblicismo tedesco-occidentale. Scrittore di indubbio talento ha privilegiato sin dagli esordi della sua attività giornalistica il genere del reportage, riprendendo in un certo senso la tradizione che ha i suoi precedenti nella letteratura tedesca degli anni weimariani,degli anni della prima repubblica,che ebbero in questo campo un insuperato maestro in quel grande scrittore che fù Egon Erwin Kisch.
Ma non è per fare indebiti accostamenti che abbiamo richiamato questa tradizione, ma solo per indicare la direttrice di lavoro,il campo impegnato del reportage nel quale si muove Wallraff. Ma laddove il realismo di Kisch ,comunista militante, nasceva tutto dall'osservazione esterna della realta sociale,animata da un fiuto straordinario di cronista e da una assai fine intuizione indissociabile dalla sua sensibilità politica , Wallraff ha introdotto nel giornalismo e nel reportage un metodo che gli è peculiare:L'idea che per meglio rappresentare determinate situazioni sociali sia necessario immergersi in esse , calarsi in essa travestendosi di volta in volta nel ruolo oggetto delle sua indagine. Wallraff sa benissimo che il suo metodo di lavoro non è l'unico che si possa adottare per scrivere il reportage e conosce anche i limiti di questo metodo, perchè non è certo calandosi nella tuta dell'operaio o vestendo i panni di chi vive in un ospizio per senzatetto che egli acquista la condizione o l'ottica dell'operaio o del senzatetto, per cui il suo modo di vivere la condizione di questi sarà sempre parziale ed in un certo senso esterno. Ma sa anche che soltanto attraverso questa sorta di travestimento è possibile molte volte immedesimarsi in determinate situazioni , assumere quella somma di informazioni che consentano di ricostruire il quadro ambientale dal quale nascono lo sfruttamento e l'alienazione operaia o la violentazione dei derelitti o, il che è la stessa cosa,come il lavoro redazionale della “Bild-Zeitung” , la manipolazione dell'opinione pubblica come proiezione su uno schermo ingigantito di un processo di manipolazione che si sviluppa innanzitutto all'interno delle redazioni dell'impero Springer.
Certo ,è stato osservato che per combattere il monopolio della stampa imposto da Springer ci vuole ben altro che l'azione individuale di un Wallraff ,nel senso che il suo metodo non può costituire quel metodo generalizzato che dovrebbe essere il comune denominatore di una battaglia democratica per l'informazione. Un 'osservazione pertinente, a patto di riconoscere che nella Repubblica federale tedesca senza l'opera di Wallraff molti episodi di opressione politica e sociale sarebbero passati assolutamente inosservati, proprio grazie all'omertà della stampa e alle difficili condizioni nelle quali si svolge l'attività dell'informazione,della stampa e più in generale dei mezzi di informazione di massa. Dai primi reportage industriali del 1966 ; ai reportage “indesiderati” del 1969, che rivelano la fabbricazione di armi proibite, compresi i gas asfissianti, per la Bundeswehr, o la tranquillità con cui i cattolici tedeschi accettavano l'uso del napalm in Vietnam in nome dell'anticomunismo,o ancora il reclutamento di spie per la polizia aziendale;ai nuovi reportage del 1972 ;alla scorribanda tra i ricchi e gli schiavi dei potenti condotta assieme a Bernt Engelmann, che offre una serie di spaccati parziali ma non per questo meno significativi della societa tedesco-occidentale;all'azione dimostrativa condotta nel 1974 ad Atene contro la Grecia dei colonnelli che lo turturarono e processarono, come egli stesso ha avuto modo di raccontare ampiamente; alla romanzesca “scoperta di una congiura” che ha denunciato il tentativo di restaurazione del generale Spinola in Portogallo con la complicità della destra tedesca; alla denuncia dei metodi dell'Ufficio della protezione della costituzione da lui stesso sperimentati e documentati in un Bericht zur Gesinnungslage des Staatsschutzes, che non a caso è stato stampato nel 1977 dall'editore Rowohlt insieme al non meno celebre “rapporto sullo stato morale della nazione” di Heinrich Boll;al libro infine sulla “Bild-Zeitung”:un insieme di esperienze in cui singoli aspetti della realtà sociale della Bundesrepublik si fondono e si confondono sistematicamente con la biografia personale di G. Wallraff. Obbiettore di coscienza,operaio di fabbrica,redattore del giornalle satirico “Pardon” e definitivamente dedicatosi all'informazione nel campo della pubblicistica democratica e anticapitalistica, Wallraff non poteva essere un personaggio comodo per l'establishment della Bundesrepublik. Sospettato di complicità con il terrorismo non solo nazionale ma adirittura internazionale, sottoposto a controlli telefonici,guardato a vista per anni dal Verfassungsschutz, sospettato dal controspionaggio di dare “appoggio ad associazione criminale”, definito “noto come giornalista e scrittore orientato a sinistra” e quindi quanto meno “simpatizzante” (con minore finezza la “Bild-Zeitung” lo ha chiamato un cripto-comunista): quanto basta per farne un vero caso, oggetto dei più disparati e contrastanti giudizi.
Ci si potrebbe domandare: perchè un altro libro sulla “Bild-Zeitung” ? Non è da oggi infatti che la pubblicistica politica e gli studi specialistici hanno richiamato l'attenzione sul peso di quella che in un non dimenticato e sempre attuale e stimolante saggio Enzensberger ha chiamato “l'industria della coscienza”,ossia sull'importanza dei mezzi di comunicazione di massa nella Repubblica federale tedesca come caso estremo e più avanzato di società di capitalismo maturo, senza per questo annullare nel quadro di un processo più generale concernente un intero sistema economico-sociale la specificità del caso tedesco. L'attenzione è stata naturalmente rivolta a quel processo di concentrazione delle testate e quindi di monopolio dell'informazione e della formazione dell'opinione pubblica che non trova equivalenti nella stessa dimensione altrove e che ha battuto anche il precedente della concentrazione della stampa nel gruppo Hugenberg durante la repubblica di Weimar, che costituì uno degli strumenti di influenza ideologica che favorirono il passaggio al nazismo di larghe masse della piccola e media borghesia. Già i dati quantitativi,se si vuole esterni ma certo non trascurabili,danno un idea della dimensione del fenomeno e quindi una traccia dell'influenza che sprigiona il Konzern Springer, le cui prime analisi approfondite non a caso si ebbero intorno alla contestazione studentesca del 1967-68.
Già allora il fenomeno si esprimeva,indipendentemente dai contenuti,in dimensioni quantitative abnormi; Hans Dieter Muller poteva constatare che dal 1946 al 1967 l'editore Axel Springer aveva acquistato partecipazioni di mercato del 47,4 % di tutte le riviste di programmi radiotelevisivi,l'81,7% di tutti i giornali destinati a vendita in edicola, l'85,8% di tutti i giornali domenicali,il 44,8% di tutti i giornali per i giovani. Quanto alla stampa politica quotidiana , nelle città di Amburgo e di Berlino controllava la maggioranza assoluta rispettivamente con il 71,8 e il 69,5 %. E aggiungieva che era bensì vero che a livello regionale questo apparato subiva la concorrenza di una molteplicità di fogli locali , nonsenza concludere tuttavia: “Ma nessun editore di giornali e nessuna organizzazione dispone in eguale misura di strumenti di influenza centralizzata su grandi masse a partire da un unico punto: di un foglio di massa che penetra in ogni angolo della Repubblica federale e del predominio assoluto sui giornali dei due più grandi centri abitati , Amburgo e Berlino.”
I dati più recenti non modificano sensibilmente questa realtà .....................................
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Il monopolio esercitato dalla stampa Springer non si realizza evidentemente soltanto attraverso i dati quantitativi che abbiamo riferito. Al di là e al di sotto delle cifre, si tratta di leggere i diversi modi attraverso i quali il monopolio esercita la sua influenza e condiziona nei termini più generali l'esistenza stessa dell'industria dell'informazionee della stampa,prima ancora di entrare nel merito dei contenuti della stampa Springer,che ha una su specifica ideologia funzionale a una precisa visione del mondo e dell'ordinamento politico-sociale. E' chiaro che il modo di fare il giornale è già tuttuno con la sua ideologia, con il messaggio che intende diffondere. Ma esiste anche una pratica del monopolio che si traduce veramente in un diritto di vita edi morte nei confronti della generalità della stampa , come ebbe a scrivere proprio Wallraff nel suo primo incontro-scontro ... con... Springer .................................................................................
In questo scritto Wallraff non sottolineava soltanto l'uso e l'abuso della sua forza che ere capace di esprimere il monopolio ma anche ,paradossalmente, la forza che esso era in grado di sprigionare con il fatto stesso di non usare possibili mezzi di pressione dei quali poteva pur disporre nei confronti di altri editori:quale il rifiuto di accogliere pubblicità locale in determinati fogli.... o la rinuncia a diffondere determinate testate in aree determinate;ma soprattuttoil controllo degli stabilimenti tipografici di altri giornali mediante la distribuzione delle commesse di stampare fogli Springer con la conseguenza di rendere buona parte di questi stabilimenti economicamente dipendenti da Springer . Wallraff citava allora quello che è certamente un caso limite e tuttavia, come sempre in questi casi, un elemento esemplare di una prassi portata alle sue estreme conseguenze:allorchè nelle giornate dell'aprile del '68 studenti e operai assediarono le tipografie della “Bild”, l'editore ... ... di Colonia , che già stampava una tiratura della “Bild” due volte superiore alle tirature di propri fogli ,rifiutò la richiesta di .Springer di stampare una quota suppletiva di copie dell'edizione della “Bild” di Francoforte e si vide ritirare da Springer l'intera commessa di stampa della “Bild”. Un esempio drastico di rappresaglia e un tentativo assai pesante di strangolamento economico di un concorrente già socio d' affari.
Una seconda conseguenza del monopolio si traduce in vere e proprie forme di censura. Ancora un esempi citato da Wallraff “... ... ... la rivista “Pardon” voleva pubblicare un numero speciale anti-Springer, parecchie tipografie rifiutarono di eseguire l'incarico per timore di possibili pressioni.”
La censura non esclude l'autocensura anzi. Anche qui, all'origine è un meccanismo economico che comporta conseguenze di tutt'altra natura .E' una terza conseguenza della concentrazione delle testate che vogliamo ricordare , richiamandoci ancora una volta a Wallraff: “ Solo tra il “66 e il “67 sono passati a Springer a seguito della chiusura o del fagocitamento del loro foglio ad opera di ....Springer più di cento giornalisti. La diminuzione del numero di giornali indipendenti aumenta la dipendenza del giornalista , poiché quanto minore è il numero delle redazioni indipendenti tanto più esigue diventano le possibilità di sottrarsi alla pressione dei proprietari o anche soltanto a una raccomandazione del redattore capo passando ad un altro organo di stampa.” Il discorso potrebbe continuare sia che si volesse sottolineare l'influenza del gruppo Springer anche sui mezzi di comunicazione di proprietà pubblica ( per esempio sulla televisione)sia che lo si volesse allargare al problema generale del condizionamento che l'industria esercita in una società come quella tedesco-occidentale sulla stampa nel suo complesso, al di là di finanziamenti più o meno diretti ma comunque segreti, anzitutto attraverso le manovre di concessione o ritiro della pubblicità. Ma >Wallraff stesso ha raccontato quanto possa costare, letterelmente costare, il tentativo di far luce sulle condizioni di lavoro interne di una fabbrica: “Dopo due anni di lavoro in diverse grandi aziende, allorchè ebbi pubblicato le mie esperienze, l'industria cercò di impedire per il futuro questa invasione della sua 'sfera di dominio privata'. ... ... fu diffusa una sorta di mandato di cattura relativo alla mia persona , che fu esposta negli uffici di assunzioni delle medie e grandi aziende. Le imprese sulle quali avevo scritto corrispondenze intentarono processi per risarcimento per essere state 'danneggiate nei loro affari'. .................” Una serie di esperienze , null'altro che qualche esempio,significative delle difficoltà e delle sabbie mobili nelle quali deve muoversi,in un sistema di capitalismo avanzato e oggi anche di democrazia superprotetta , chi pretende di spezzare l'omertà dei monopolizzatori e dei manipolatori dell'opinione pubblica.
Infatti i dati strutturali che abbiamo riferito sullo stato della concentrazionedella stampa nella Repubblica federale tedesca non possono essere letti separatamente dai contenuti che questa stampa diffonde. E' sotto questo profilo che tornano a saldarsi la struttura della stampa e il merito dei messaggi che essa diffonde. .... ............ .................... , non c'è dubbio che negli sviluppi in atto di irrigidimento autoritario delle Repubblica federale , tenendo conto del peso che essa ha nel contesto più generale della società contemporanea europea, l'uso dei mezzi di comunicazione di massa ha una funzione fondamentale nel processo di condizionamento e di omogeneizzazione dell'opinione pubblica ;in altri termini,nella creazione del consenso intorno a forme di democrazia sempre più esteriori e sempre più intrinsecamente autoritarie e illiberali. Da questo punto di vista il caso della “Bild” ......è veramente esemplare,anche se negli ultimi mesi l'uso della stampa da parte del governo federale nella lotta contro il terrorismo ha fato segnare un salto di qualità nella fusione coatto tra volontà del potere politico e volontà politica dei governanti,vale a dire nella identificazione del cittadino reso suddito con il potere che è una espressione tipica del rifiuto politico di larghe masse, della delega da esse rimessa al potere costituito e per esso agli strumenti di creazione del consenso ivi compresi i mass media.
Alludevamo alla “Bild”perchè di poche testate all'infuori di questa si può veramente parlare di “fabbrica dell'ideologia”,secondo l'analisi contenutistica condotta dallo Alberts,il quale ben a ragione riporta l'attenzione sul triplice livello di analisi che comporta l'approccio a questo giornale, al di là dei dati quantitativi , ovvero proprio per rendersi conto delle ragioni della sua fortuna: analisi della lingua,dello stile giornalistico , della politica dell'informazione.
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Nel sessantotto la rivolta contro Springer non nacque soltanto dal monopolio di per se della stampa che veniva in esso individuato ; l'oggetto della denuncia era specificatamente la manipolazionedelle masse, la falsificazione sistematica delle notizie ma non senza una finalità politica precisa. Nulla infatti sarebbe più falso che credere all'agnosticismo politico dell'operazione intrapresa dalla “Bild”, che si potrebbe definire una colossale e indotta operazione di rimozione della lotta di classe e dell'immagine della società divisa in classi ad uso dei governanti della Repubblica federale tedesca e del loro padronato. Nel momento stesso in cui vuole rimuovere l'immagine che la società tedesca sia una società classista , la “Bild” propone una serie di altri modelli che sotto l'apparente neutralità forniscono l'esatta immagine della famiglia tipo o del suddito tipo strettamente funzionali a quell'ideologia della pace sociale di cui Springer è il massimo banditore e in omaggio al quale la “Bild” ha sempre condotto campagne che in altri tempi si sarebbero definite razziste contro tutte le minoranze politiche o sociali disturbatrici della realtà o anche soltanto dell'immagine sociale che si vuole affermare.
I critici sessantotteschi .... ...... avevano visto giusto. ....:”Finchè la critica che esercitiamo contro la stampa di Springer non fa centro sulla condizione di classe dei suoi lettori,non riusciremo mai minimamente a infastidire chi detiene il potere. Infatti:quanto più i padroni della società riescono ad occultare i contrasti di classe , tanto meglio potranno trattare come classe le masse subalterne. E finchè non ci rendiamo ben conto del limite classista insito nella critica accademica a Springer e non ci dedichiamo a combattere la sua stampa in quanto stampa di classe , i padroni del vapore ci lasceranno tranquillamente criticare. Mentre infatti noi critichiamo quelli mantengono il potere.”
Parallelamente H. Schafer precisava che analizzare la “Bild” significava aggredire “una potente istituzione destinata alla conservazione del sistema”: “Il capitalismo maturo abbisogna tra gli strumenti principali per la sua autoconservazione del postulato dell'ordine e della sicurezza . Esso pretende di dovere respingere il caos che minaccia di produrre esso stesso. ... 'Bild' non si pone mai come come rappresentanza di interessi di una sola classe ,anzi si presenta come paladina del “povero diavolo” , che viene fuso al livello di gruppo da null'altro che dalla stessa “Bild”, ossia come ''grande famiglia dei lettori della 'Bild' “. Chiunque sembra essere integrabile in questa famiglia :politici e imprenditori,lavoratori e casalinghe, apprendisti e gli studenti che vogliono ancora studiare...”
E' espressa in tal modo la funzionalizzazione del giornale al sistema , all'ordinamento economico-sociale che si vuole conservare , alla prevalenza netta da attribuire ai valori privatistici rispetto a quelli pubblici,un elemento quest'ultimo che condiziona in maniera integrale l'ideologia e le forme stesse di espressione della “Bild”, una delle cui massime cure consiste nell'abolire la socializzazione dei processi collettivi, appunto sociali, e nel frantumarli a livello dell'individuale ,nel personalizzare cioè i fenomeni sociali.
Non esistono nel codice interpretativo della “Bild” movimenti e processi collettivi ,fenomeni che non siano riconducibili alla quotidianità dell'individuale,del personale. E' soltanto da questa frantumazione della realtà sociale in una miriade di solitudini individuali che può nascere il senso di impotenza del singolo e quindi la richiesta di una riappropriazione del sociale che avviene attraverso la mediazione della “Bild”: la manipolazione consiste nella grande speculazione sulla paura, sull'angoscia di vivere che attanaglia questa umanità frantumata, che non è in grado di cogliere le radici della propria solitudine e della propria alienazione e quindi neppure quelle della manipolazione che si opera ai suoi danni, che delega interamente le sue speranze e i suoi bisogni di assicurazioni e di certezze alla politica della “Bild” , come portavoce e dispensiera di effimere soluzioni taumaturgiche. Ed è su questa umanità fatta di uomini qualunque (una dilatazione dei 'piccoli uomini'.....)che la “Bild” può far crescere la sua ideologia di ordine e di sicurezza ,una ideologia tutta dalla parte dei padroni ,dalla parte dei fautori della stato e dell'uomo forte, un ideologia livellatrice che non concepisce i diversi se non nella misura in cui ne ha bisogno per rinsaldare e cementare per contrasto la coesione e l'omogeneità del suo modello di aggregato sociale intorno alla sua figura ideale di grande famiglia dominata da un forte paternalismo.
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L'indiscrezione di Wallraff è tutta qui :gettare uno sguardo al di la della cortina che separa gli anonimi manipolatori dal mondo circostante e scoprire che questi altri non sono che “vittime che creano altre vittime”. Un processo ...... ......, che si esprime anche fisicamente in uno spazio nel quale nessuno può essere mai padrone di se stesso perchè e sempre sotto il controllo degli altri, al punto da rischiare l'identificazione totale con il padrone di tutti: si veda lo stupore con il quale lo stesso Wallraff avverte la sottile trasformazione che si è operata nel suo modo di essere , di comportarsi, di parlare, allorchè “per la prima volta in un colloquio privato uso il 'noi' “ noi della “bild” cioè, quasi che il suo gioco si fosse convertito veramente da un travestimento con finalità ben determinate in una metamorfosi completa e definitiva della personalità.
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Colpisce la violenza con la quale viene alla luce la constatazione che la condizione prima per operare il livellamento di massa dell'opinione pubblica è il livellamento stesso del personale redazionale.
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“Ricaricarsi riflettendo, e parlando e discutendo con gli amici e i colleghi non è possibile. Entrare nella redazione della “Bild” significa rinuncia a ogni possibilità di maturazione. L'uomo non riesce a svilupparsi come essere sociale , il sistema “Bild” lo appiattisce.”
I giornalisti nell'ottica di Springer sono ,come li definisce Wallraff, i “rapitori del subconscio”,una sorta di spacciatori di droga , di creatori e produttori di cortine fumogene destinate a spargare illusioni sulle infelicità sopratutto dei poveri ,dei miserabili,degli infelici ,operando comunque nel segno dell'aggressività, che è quella che intimidisce e intimorisce chi è preso di mira ..................
la ricerca del superlativo ,del sensazionale, in ogni circostanza ,anche la più banale,che però in tal modo viene completamente rovesciata assumendo non di rado risvolti addirittura tragici. C'è, all'origine di tutto ciò,una vera filosofia del giornalismo che .... non è evidentemente fine a se stessa: “Il lettore della “Bild” non deve essere informato; per 35 centesimi si deve comprare emozioni, stimolanti,droghe compensative.” Non ultima delle illusioni che la “Bild” intende creare è la privatizzazione assoluta dell'esistenza,la riduzione di tutti i fenomeni all'episodio e al caso individuale astraendoli dal contesto della realtà sociale.
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La dura realtà che essa offre ai sui lettori” ... ... dopo aver distrutto l'immagine della socialità dei problemi , della dimensione collettiva dell'esistenza, è che nella sua individualità l'uomo è assolutamente disperato, è indifeso nella sua solitudine, perchè non vi è razionalità nella vita,perchè le cose del mondo e quindi dell'individuo sono governate dall anonimia del “destino” , perchè tutti sono vittime di disgrazie di cui nessuno è responsabile”. C'è al fondo di tutto questo una concezione profondamente tragica della vita. La speculazione sulla paura non è costruita soltanto su un calcolo politico,il calcolo politico con il suo profondo disprezzo per le masse e per il valore dell'esistenza umana prende le mosse da qualcosa di più profondo , l'artificio nasce su un convincimento radicato, su una concezione quasi razzistica della vita che è tutt'uno con una concezione capitalistico-elitaria.
....................................” Qualsiasi cosa faccia la “Bild” si trasforma in un affare. Se la “Bild” ti loda vedi prosperare il tuo negozio,se non piaci ... puoi chiudere subito bottega.” “Una giornata nera per la redazione della “Bild”, “nota Wallraff. “Nessun delitto sensazionale .Nessun assasinio. Nessuno stupro a regola d'arte. Nessun suicidio originale. Niente, proprio niente.” Un destino non crudele sembra smitizzare lo stesso fatalismo su cui poggia la filosofia della vita della “Bild”,dei suoi padroni e anche dei suoi schiavi assuefatti essi stessi allla droga di cui devono farsi spacciatori. Una redazione della “Bild” può essere definita una fucina di falsità. .......................................................
Le falsificazioni nascono alla “Bild” senza bisogno di parole, per così dire sistematicamente. Per assuefazione appunto.
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“Il problema della satira non esiste per la “Bild”. L'esagerazione intenzionale e la deformazione della realtà,che normalmente fanno ridere, non possono più essere percepite dal lettore ,perchè tutta la realtà appare già deformata, capovolta e strvolta.” “La verità nella “Bild” spesso non sta nè tra le righe,nè nelle righe, sta invece sotto le righe, per lo meno sotto quelle stampate. Si stampa tutto quello che fa aumentare le tirature anche se non è la verità. Non si stampa tutto ciò che non favorisce le vendite. Un'imbrogliona di piccolo calibro è diventata dall'oggi al domani una pericolosa delinquente. ......................................................................................
sono generalmente poveri diavoli rovinati dal fatto stesso di essere finiti sul giornale. Ma sono anche gli avversari politici nei cui confronti al consueto disprezzo per ogni essere umano la stampa Springer aggiunge il linciaggio morale e non soltanto tale , trattando ogni avversario come potenziale terrorista o quanto meno come “simpatizzante” in atto. La notizia relativa a una presa di posizione contraria agli interessi che questa stampa difende ha sempre un tono di denuncia, di delazione: il nemico è da isolare, da respingere, da provocare per poterlo schiacciare o quanto meno distruggere moralmente. .....................................................................................
La stampa Springer denuncia la violenza dei terroristi e ne amplifica la portata con ogni mezzo; ma anche le campagne d'odio delle sue redazioni, la cui pruderie sociale è così sensibile da aborrire scene che possano essere suscettibili di eccitare all'odio di classe, si trattasse anche solo di descrizioni di ambienti non precisamente edificanti per la gloria e il decoro della società esistente, sprizzando veleno e violenza da tutti i pori. “Al posto della stampa come istituzione sociale dell'informazione” conclude drasticamente Wallraff “subentra la latrina pubblica dell'animo popolare”. ....................................................................................
“Nella concezione del mondo della “Bild”, i sindacati non hanno senso: se la povera gente ha dei problemi , c'è la “Bild” che lotta per loro! A tutto il resto provvedono in modo irreprensibile gli imprenditori.” ....................................................................................
Ma è prerogativa specifica della stampa Springer l'assenza dei temi politici, la riduzione della politica alla fortuna individuale di questo o di quel personaggio, l'accettazione di modelli di pensiero politici ....................: tanto scandalismo, un po' di sesso come tranquillante, un pizzico di luccichio sulle miserie dei poveri e dei diseredati e per il resto lasciate fare a chi può e a chi ne sa di più. Questa è la gerarchia di valori che la “Bild” diffonde, questa la sua spicciola filosofia politica.
Quando Wallraff propone di trattare della disoccupazione o della grama vita di un invalido di guerra o peggio ancora di incivili episodi di antisemitismo si sente giustamente rispondere: “Non fanno per noi”. E infatti, perchè si dovrebbe rattristare la gente con storie così poco allegre e così poco in linea con la visione accomodante della vita diffusa dalla “Bild”, non perchè i suoi redattori ci credano ma perchè è questa la sola condizione per fare un giornale che tenda veramente a rassicurare tutti, e in particolare il 'piccolo uomo' di falladiana memoria, che il mondo e la società esistenti sono pur sempre il mondo e la società migliori possibili.
Non una stampa per il cambiamento ma una stampa per la conservazione. Il prezzo da pagare per compiere questa operazioneè la disinformazione, perchè soltanto a costo di mistificare e di manipolare la realtà politica e sociale è possibile ottenere, se non il plauso e il consenso, quanto meno la rassegnazione di milioni di 'piccoli uomini'. Questa è la funzione della stampa Springer nella Repubblica federale tedesca; nessun altro settore della stampa tedesca esprime meglio l'orrore della conflittualità sociale e politica che viene immediatamente identificata con la guerra civile. ....
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Milano, gennaio 1978 Enzo Collotti
A chi legge: trovate voi le differenza tra la Repubblica tedesca degli anni '70 e l'Italia del nuovo millennio!
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